lunedì 4 giugno 2012

"The Portrait of a Lady", Jane Campion

Che Jane Campion non abbia mai mostrato simpatia per il genere maschile è cosa oggettiva e palese, che quindi non merita ulteriori digressioni.
Ciononostante, in questo caso il romanzo di Henry James avrebbe potuto essere cambiato di genere anche nel titolo: la Campion pare preferisca fare un ritratto di signore, nel senso di uomo. Il suo Gilbert Osmond (John Malkovich) è infatti il burattinaio che domina, perdipiù con assoluta leggerezza, le vite di ben tre donne. La protagonista Isabel Archer (Nicole Kidman) non è che l'ennesima vittima sacrificale al suo ego ipertrofico.

Giovane americana di belle speranze e (troppo) grandi ideali, Isabel sbarca in Inghilterra dal cugino Ralph Touchett (Martin Donovan, bravissimo), dal quale rimane fino alla morte dello zio che inaspettatamente le lascia in eredità una cospicua rendita.
Isabel non lo sa, ma l'idea di renderla ricca è stata di Ralph; gravemente malato e senza speranze d'invecchiare con lei, si consola pensando a cosa avrebbe fatto la cugina una volta avuti i mezzi per vedere il mondo.
Le cose però vanno diversamente: Isabel incontra Madame Merle (Barbara Hershey), che come una strega l'incanta. La ragazza, che avrebbe voluto farsi esploratrice del mondo e pioniera dell'animo umano, è subito vittima della propria inesperienza; per Mme Merle è un gioco da ragazzi farla innamorare di Osmond, per il quale è convinta sarebbe la compagna perfetta.
La stessa Mme Merle era stata amante di Osmond, nonché - ma l'ingenua Isabel lo scoprirà solo alla fine - madre della piccola Pansy (Valentina Cervi), alla quale pensa quando combina il matrimonio: assicurerà alla piccola un'adolescenza di agi in attesa che si sposi a sua volta.
Ciò che Mme Merle non prevede, in quanto donna innamorata e illusa, è l'ipocrisia di Osmond. Pansy godrà ben poco il denaro di Isabel, poiché viene cresciuta come l'adepta a un culto laico: la sottomissione al padre. Tra ritiri "punitivi" in convento e abiti castigati, la ragazzina è tanto lobotomizzata da rinunciare persino all'amore - ricambiatissimo - per Edward Rosier (l'imberbe Christian Bale), la cui rendita purtroppo non raggiunge le aspettative di Osmond.

Fedelissima all'intreccio, a volte persino letterale nella sceneggiatura, Jane Campion riesce tuttavia a dare al film un'inequivocabile impronta uterina, trepida, irrintracciabile tra le pagine del romanzo.
Si pensi per esempio ai viaggi di Isabel; una parentesi in bianco e nero, un film muto, vero e proprio fantasma di ciò che avrebbe dovuto essere, con la ragazza che circondata da infiniti esotismi e ignote bellezze non sa percepire altro che il mormorio magnifico e atroce di Osmond, I'm absolutely in love with you.
E davvero è così che ama una donna troppo idealista e cerebrale; è la dannazione, la sfida che l'amore rappresenta a fare breccia in lei.
Isabel è una ragazza aperta, positiva, traboccante di sogni; memore del ricordo del padre, che sempre l'ha spinta a godere della propria intelligenza, non pensa neppure a qualcosa di tanto convenzionale e limitante come il matrimonio. Infatti in Osmond lei non vede un marito, un compagno o un amante; Osmond è una sfida a se stessa, e delle più audaci.
Perché sprecare le proprie energie con una miriade di realtà impossibili a carpirsi in una sola vita, quando le è dato di dedicarsi a una singola, affascinante esistenza, a cui per giunta poter legare la sua?

Osmond è così diverso da tutti gli altri. Ha un'aria dimessa, umile, quasi impacciata, non è affatto un animale dell'alta società tirato a lucido per qualche salotto. Il suo atteggiamento mesto e delicato fa colpo su di lei come nessuna facoltosa rendita avrebbe mai potuto, la soggioga, la costringe quasi a venerarlo.
Ma come per Mme Merle, Isabel si sbaglia; non è tutto puro quel che non luccica. Osmond è semplicemente uno snob sociopatico: non fa vita mondana perché la cosa lo annoia, e si accontenta del poco che ha dando a tutti l'impressione di non aver bisogno d'altro (di fatto è così, è troppo pigro persino per pretendere!). Comincia a vivere nel lusso solo grazie a Isabel, che di malavoglia si convince a incontrare su insistenza di Mme Merle.
La sua cibernetica freddezza è ciò che magnetizza le tre donne della sua vita. Non deve fare nulla; nel momento in cui entra nelle loro vite, loro si offrono come vittime sacrificali al suo fascino egoista.

Del resto, le donne dalla spiccata intelligenza e curiosità sono spesso anche miopi in amore; sopraffatte dal cervello, trascurano l'anima. Prima di incontrare Osmond, Isabel stessa aveva rifiutato due pretendenti perfetti sulla carta: l'ostinatissimo conterraneo Caspar Goodwood (Viggo Mortensen, affascinante) e il romantico Lord Warburton (Richard E. Grant), migliore amico di Ralph nonché uno degli uomini più ricchi e potenti d'Inghilterra.
Ma alla fine Isabel capisce che il suo amore più sincero era sempre stato proprio per suo cugino Ralph; ormai morente lui la rassicura dicendole che sì, lei è stata molto amata, addirittura venerata. Del resto nella scena più scabrosa e freudiana del film, quando Isabel immagina un ménage a trois con i due spasimanti, lì sul letto con loro c'è proprio Ralph a dirle che l'ama.
In lei è dunque è già manifesto il germe della divisione mente-corpo che si svilupperà fatale all'incontro con Osmond. Ma la sua non è frigidità sessuale, poiché quel che Isabel teme è piuttosto il coinvolgimento emotivo. Non è in grado di equiparare la sua fame intellettuale a quella sentimentale; un'intelligenza meno vivida le avrebbe infatti permesso di essere più felice.
Inoltre, Isabel non è poi così immune dal giogo delle convenzioni: non sa lasciare Osmond perché ciò significherebbe venire meno a un patto che lei considera sacro - e perché ormai la sua condizione sospesa riflette il terrrore di scegliere.

Henry James aveva intitolato il suo romanzo "Ritratto di signora" perché la vita di Isabel Archer è il compendio perfetto delle limitazioni di una donna sveglia nella società di fine Ottocento. La Campion mantiene questa visione modernizzandola: Isabel è quella che oggi si definirebbe una brava ragazza, sebbene non troppo convenzionale, che viene risucchiata e rovinata da qualcosa di più grande di lei; la pochezza dell'animo umano.
Per ingenuità e sfortuna, Isabel fallisce nel suo intento: è stata cattiva spettattrice della vita se, come direbbe Nietzsche, non è riuscita a vedere la mano che delicatamente (l')uccide.